Autore: ildiamante2@tiscali.it

LA CASSA DELL’OROLOGIO: CARATTERISTICHE

La cassa dell’orologio si compone di almeno cinque elementi fondamentali: carrure, anse, fondello, vetro e lunetta.
La carrure è la parte centrale della cassa, il corpo vero e proprio che racchiude il movimento. Può assumere forme diverse: quella rotonda è la più comune, tanto che tutte le casse di disegno diverso sono semplicemente definite casse “di forma”; tra queste ultime le più diffuse sono la cassa carré (quadrata), quella rettangolare e la cassa tonneau, un rettangolo dai lati lunghi convessi.

Alla carrure sono “fissate” le anse, dette anche “corna”, ossia quelle doppie estremità entro le quali va ad agganciarsi il cinturino (o il bracciale); queste possono essere integrate (se la cassa è fabbricata per fusione), saldate o avvitate. Posteriormente la carrure è chiusa da un fondello, che può essere avvitato alla carrure stessa, serrato con piccole viti perimetrali o semplicemente chiuso a pressione: ma sempre con l’interposizione di una guarnizione in gomma che impedisce l’ingresso di acqua, umidità o polvere all’interno. Nella parte superiore, la carrure ospita il quadrante ed è chiusa da un vetro (minerale, in plastica o zaffiro inscalfibile). Anche tra vetro e carrure è sempre presente una guarnizione di tenuta. Il vetro è incastonato poi nella lunetta, anello di metallo che viene avvitato alla carrure o inserito a pressione.

Elementi “secondari” di una cassa, ma comunque importanti sia per la funzionalità che per l’aspetto di un orologio, sono la corona e gli eventuali pulsanti, che trovano posto sul fianco della carrure. La corona è la piccola “rotella” zigrinata, solitamente posta al tre, attraverso la quale si regola l’ora o si ricarica l’orologio meccanico; i pulsanti non sono presenti su tutti i modelli, ma solo su quelli che esplicano altre funzioni oltre all’indicazione dell’ora, principalmente i cronografi.

 

La leggenda vuole che siano stati gli ufficiali inglesi di stanza in India, appassionati giocatori di polo, a richiedere un orologio che potesse sopportare gli urti accidentali, frequenti nelle fasi impetuose del gioco. Nel 1931 nacque perciò l’idea della cassa che si rigira su se stessa, nascondendo il quadrante alla vista e lasciando esposto il ben più robusto fondello. Oggi la funzionalità del Reverso è ovviamente superata, ma l’aspetto giocoso della cassa ribaltabile continua ad appassionare, tanto che il Reverso Squadra, creato in occasione del 75° anniversario dell’orologio, non presenta il fondello di metallo ma, con ben maggior gusto per chi lo indossa, offre alla vista il movimento dell’orologio protetto da un vetro inscalfibile.
Altra caratteristica funzionale di primaria importanza, che ha sollecitato lo sviluppo di soluzioni tecniche diverse, è l’impermeabilità, che consente l’uso dell’orologio direttamente in acqua. A questo scopo, la prima soluzione adottata da tutti i costruttori sta nell’impiego di guarnizioni sovradimensionate che, premute tra fondello e carrure, assicurano l’aderenza necessaria ad impedire infiltrazioni di liquido. Mentre il vetro del quadrante non viene mai rimosso dalla sua sede, dove è inserito a forza, e quindi protegge efficacemente contro l’ingresso di acqua, il fondello può essere aperto per eventuali riparazioni, di conseguenza è una parte molto delicata. A questo proposito, la soluzione in assoluto più efficace consiste nell’eliminare completamente il foro del fondello, costruendo una cassa monoblocco in cui carrure e fondello sono uniti in un pezzo unico. Qui il movimento viene inserito nella cassa attraverso il foro del quadrante.

È questa la struttura impiegata fin dal primo Royal Oak di Audemars Piguet dove, in aggiunta, la guarnizione sovradimensionata diventa elemento di design, rimanendo lateralmente a vista, schiacciata tra carrure e lunetta per mezzo di bulloni passanti, i cui caratteristici e inconfondibili dadi a testa esagonale sono visibili sulla lunetta stessa. Ma le aperture della cassa più delicate e difficili da impermeabilizzare restano i fori in cui vanno inseriti la corona e i pulsanti. Una rivoluzione in questo campo fu introdotta dalla Rolex con l’invenzione di pulsanti e corona chiusi a vite, che permisero al suo Oyster di essere il primo orologio realmente impermeabile della storia. Ma altre soluzioni sono state studiate nel tempo, come il coperchio di protezione sulla corona, sempre nel Pasha di Cartier, o la leva di pressione sulla corona del Luminor di Officine Panerai.

Riguardo ai pulsanti (problema che interessa solo i cronografi), resta un forte handicap: sebbene impermeabilizzati, i pulsanti chiusi a vite non possono essere impiegati in acqua. Solo una Casa ha negli anni sviluppato dei pulsanti che possono essere premuti anche quando l’orologio è sott’acqua: Omega, con i suoi modelli Seamaster 300m e Planet Ocean. Lo scopo è stato raggiunto grazie a una speciale costruzione ad elementi concentrici, che rende molto difficile il percorso che l’acqua dovrebbe compiere per entrare nella cassa, e all’impiego di numerose guarnizioni in gomma sovradimensionate.

Infine, l’ultima frontiera della progettazione legata alla funzionalità della cassa è quella dei sistemi di smorzamento delle vibrazioni, nocive per il buon funzionamento del movimento meccanico. Un esempio è la costruzione della cassa del Master Compressor Extreme World Chronograph di Jaeger-LeCoultre, dotata di un sistema di ammortizzamento ad aria destinato ad impedire che l’energia delle vibrazioni e degli urti accidentali si tasmetta al movimento. Sulla stessa linea è il sistema adottato nella cassa del modello Wyler, presentato a BaselWorld 2006, fornito di molle cilindriche – ma non del cuscinetto d’aria presente sul Master Compressor − per attutire l’effetto di urti e vibrazioni che sono i grandi nemici della precisione. Come si può notare, si tratta di un campo di ricerca da poco aperto dalle Case orologiere, dal quale ci aspettiamo ulteriori ed interessanti sviluppi in futuro

I TAGLI PIÙ USATI IN GIOIELLERIA

In gioielleria vengono utilizzate quasi esclusivamente gemme tagliate: l’operazione del taglio serve a esaltare la brillantezza e il colore di una gemma e, negli esemplari trasparenti, quei fenomeni luminosi che ne costituiscono la bellezza.
Ecco per voi una piccola guida dei tagli.

 

Taglio a baguette

Il taglio a BaguetteRettangolare, con la parte superiore piatta, deve il suo nome al tipico filone di pane francese, di cui ricorda la forma allungata. Appartiene alla famiglia dei tagli a gradino ed è uno dei tagli più antichi e tradizionali, in quanto offre alcuni vantaggi non trascurabili: infatti è realizzabile anche con strumenti e tecnologie modesti e comporta una perdita di peso minore rispetto, per esempio, al taglio a brillante. Inoltre, in un pavé, le gemme a baguette, lasciano meno spazio tra una pietra e l’altra, con risultati esteticamente molto gradevoli.

Spesso le pietre tagliate a baguette sono di piccole dimensioni e, in un gioiello, servono a contornare le pietre centrali, di taglio differente: è infatti raro che una pietra a taglio baguette venga utilizzata come pietra principale. Le proporzioni ottimali lunghezza/larghezza sono 1,5:1, ma esistono molte varianti: per questo motivo non è facile trovare delle serie di gemme con taglio a baguette identiche nelle dimensioni.

Oltre ai diamanti, si usa tagliare a baguette tutte le altre pietre preziose e gemme che presentano questa forma già allo stato grezzo, come è spesso il caso delle tormaline. Si chiama “taper” il taglio a baguette che ha forma trapezoidale, con uno dei due lati corti più lungo dell’altro.

Taglio a brillante

Taglio a BrillanteQuando si parla di taglio a brillante, comunemente s’intende il taglio a brillante rotondo utilizzato per il diamante (tanto che molti usano impropriamente il termine “brillante” invece di “diamante taglio a brillante”). Si tratta di un taglio con 57 faccette: 33 nella parte superiore (tavola più corona), 24 nel padiglione e una cosiddetta 58esima faccetta, la piccola “tavola inferiore” o apice, all’estremità del padiglione, che costituisce il punto d’incontro di tutte le faccette.

Il taglio a brillante è stato studiato espressamente per il diamante, anche se è adatto a qualsiasi gemma, nel rispetto delle proporzioni. È universalmente accettato che sia stato messo a punto verso la fine del 1600 dal tagliatore veneziano Vincenzo Peruzzi. La fortuna di questo taglio – che rivelò tutta la brillantezza e la perfezione del “re delle gemme” – fu immediata, anche perché coincise con una maggiore disponibilità dei diamanti stessi in Europa, dopo la scoperta dei giacimenti brasiliani all’inizio del 1700 (fino a quel momento, erano noti solo quelli indiani).

Nel 1919 Marcel Tolkowski formalizzò una serie di formule matematiche (basate su studi di ottica), che stabilivano esattamente angoli e proporzioni delle faccette per esaltare al massimo la brillantezza e il fuoco della gemma (il “taglio a brillante ideale”). Va specificato, per inciso, che il fuoco è un effetto ottico tipico del diamante sfaccettato e consiste nella varietà, lucentezza e intensità dei colori dell’iride che si producono e risultano visibili a occhio nudo quando il diamante riflette la luce.

È importante sapere che il taglio a brillante comporta una notevole perdita di peso della pietra (fino al 60-63%), a tutto vantaggio, però, della sua bellezza, e può essere applicato a forme diverse da quella rotonda (infatti, il taglio a brillante è, più propriamente, una famiglia di tagli che comprende anche i tagli ovale, a goccia, a navette e a cuore, derivati dal taglio rotondo standard).
Tra le gemme celebri tagliate a brillante figura lo zaffiro “Reward of Faith”, rinvenuto nel 1975 nel campo minerario di Reward, in Australia: pesa 52,36 carati e ha uno straordinario color ciliegia.

Taglio a cabochon

Taglio CabochonIl termine “cabochon” deriva dal francese “caboche” (testa), a sua volta dal latino “caput”. Il taglio detto a cabochon somiglia infatti alla sommità di una testa ed è caratterizzato da una o due superfici convesse, arrotondate, lucidate ma non sfaccettate. Il fondo di una pietra così tagliata può anche essere piatto, o addirittura concavo allo scopo di dare maggior luce alla gemma e farne risaltare il colore.

Il taglio a cabochon si perde nella notte dei tempi. Tutte le pietre tagliate dell’antichità erano incise o a cabochon, dato che venivano solo arrotondate e levigate. Ventidue gemme cabochon ornano uno degli oggetti d’oreficeria più famosi dell’alto Medio Evo: la corona ferrea, conservata nel Duomo di Monza e usata, fino al XIX secolo, per incoronare i Re d’Italia.

Le cose cambiarono nel XV secolo, quando il taglio a cabochon fu letteralmente soppiantato dalla novità del momento, il taglio sfaccettato. Dopo un oblio durato secoli, tornò in auge negli anni della gioielleria Art Nouveau, quando venne considerato un metodo di taglio efficace per far risaltare non solo le pietre dure ma anche quelle di colore, allora tanto di moda. Tra queste ultime, le più adatte al taglio cabochon sono l’ametista, il citrino, la rodolite e le tormaline, ma anche rubini, zaffiri e smeraldi – dal colore ricco e intenso. Non sono adatte al taglio cabochon, invece, tutte quelle pietre che rivelano inclusioni o fratture che raggiungono la superficie, dato che potrebbero spezzarsi al momento del taglio.

Taglio a cuore

Taglio a CuoreIl taglio a forma di cuore fa parte della famiglia dei tagli a brillante e presenta 59 faccette. I parametri di taglio sono, nella maggior parte dei casi, determinati dalla forma e dalla natura della pietra grezza: la presenza d’inclusioni di grosse dimensioni, ad esempio, e la necessità di non perdere troppo peso, possono portare alla decisione di realizzare un taglio di questo tipo.

Per la sua forma unica, il taglio a cuore rappresenta una vera e propria sfida, ed è il risultato di una grande perizia artigianale: il tagliatore, infatti, deve essere in grado di ricavare il massimo della brillantezza dalla pietra, attraverso un taglio che presenta notevoli difficoltà e richiede corrette proporzioni.

L’origine di questo taglio è incerta, anche se si ritiene sia stato messo a punto in India. Per ovvie ragioni, le pietre tagliate a cuore sono le predilette come dono per l’anniversario, il compleanno o in occasione di San Valentino e la loro popolarità ha avuto un picco, alla fine degli anni Novanta, grazie al film “Titanic”, dove la storia d’amore di Rose (Kate Winslet) e Jack (Leonardo Di Caprio) viene narrata proprio partendo da una collana con un pendente di zaffiro tagliato a cuore e circondato da diamanti. Tra le gemme tagliate a cuore è da citare poi il diamante “Heart of Eternity”, rinvenuto in Sudafrica nel 2000, caratterizzato da uno splendido colore azzurro intenso e dal peso di 27,64 carati: il nome del suo attuale proprietario è sconosciuto.

Taglio a goccia

Taglio a GocciaDerivato dal taglio a brillante, quello a goccia, altrimenti detto a pera, è estremamente diffuso. La parte più brillante della gemma è quella rotonda. Il numero standard di faccette è 71, mentre il rapporto tra lunghezza e larghezza è in una certa misura soggetto al gusto personale. Infatti sono molte le varianti possibili: la romantica forma – che ricorda una goccia d’acqua, o una lacrima – è una via di mezzo tra quella del taglio a brillante rotondo e quella del taglio a navette, e risulta particolarmente indicata per pendenti e orecchini, ma anche per anelli di fidanzamento e altre tipologie di gioielli.

A goccia è stato tagliato il Cullinan I (o “Stella d’Africa”), che fu ricavato dal più grande diamante grezzo mai rinvenuto. E’ incastonato nello scettro reale britannico, custodito nella Torre di Londra, e pare sia ancora il diamante tagliato più grande del mondo.

Ma, forse, il diamante a goccia più “popolare”, quello che ha fatto sognare una generazione di donne, è il “Taylor-Burton”, una splendida gemma di quasi 70 carati donata da Richard Burton alla moglie Elizabeth Taylor. Dopo il divorzio, nel 1978, l’attrice annunciò di volerlo vendere per devolvere parte del ricavato alla costruzione di un ospedale in Botswana. Il diamante riapparve l’anno successivo, quando il gioielliere newyorkese Henry Lambert ne entrò in possesso per 5 milioni di dollari. Si ritiene che oggi il Taylor-Burton appartenga al collezionista libanese Robert Mouawad.

Taglio a navette

Taglio NavetteNavette è un termine francese che significa barchetta: il taglio a navette ha infatti una forma ovale allungata, con i lati ricurvi che si uniscono alle estremità a formare due punte. Si ha quindi una zona centrale più grande e molto luminosa, che per essere tale deve avere anche una certa profondità, altrimenti la luce l’attraverserebbe senza dar luogo a fenomeni ottici di una qualche rilevanza, a scapito della brillantezza.

Normalmente, la proporzione tra la lunghezza e la profondità di una gemma tagliata a navette è di 2:1, mentre il numero standard di faccette è 57, come nel taglio a brillante rotondo da cui questo taglio deriva.

Il taglio a navette è molto difficile da realizzare e richiede grande esperienza, soprattutto in considerazione della relativa fragilità delle punte. È noto anche come taglio “a marquise” perché, secondo la tradizione, fu commissionato al proprio tagliatore personale da Luigi XV di Francia, che voleva un diamante dalla forma perfetta come la bocca e il sorriso della sua favorita, la colta e brillante Marquise de Pompadour.

Tra le più famose gemme tagliate a navette figura il Cullinan VI, una delle nove gemme principali ricavate dall’enorme diamante Cullinan (3.106 carati da grezzo, pari a 621 grammi). Un’altra gemma spettacolare a navette è il diamante da 69,80 carati ricavato, insieme ad altre venti pietre minori, dal diamante Excelsior – che dopo il Cullinan è probabilmente il diamante più grosso mai rinvenuto. Dall’Excelsior fu ricavata un’altra gemma da 18 carati con taglio a navette, gemma che De Beers presentò nel 1939 all’Expo di New York.

Taglio ovale

Taglio OvaleIl taglio ovale moderno – della famiglia dei tagli a brillante – è stato messo a punto da Lazare Kaplan nel 1957. Nato in Belgio nel 1883, discendente da generazioni di gioiellieri, Kaplan aprì una propria attività nel settore dei diamanti ad appena vent’anni, diventando in breve uno dei più importanti tagliatori di Anversa.
Solitamente questo taglio è costituito da 57 faccette, come quello a brillante rotondo. Un diamante a taglio ovale, se ben proporzionato, ha quasi la stessa luminosità di un diamante rotondo poiché gli angoli di taglio delle faccette sono molto simili. Una gemma tagliata ovale sembra più grande di una pietra rotonda della stessa caratura; un rapporto lunghezza-larghezza di 1,33-1,66:1 è universalmente considerato ottimale per le forme ovali, anche se esiste una certa tolleranza lasciata al gusto personale (fino a 1,75:1).

La forma allungata di questo taglio lo rende perfetto per pietre da incastonare negli anelli. Una gemma ovale è adatta ad essere utilizzata sia come gemma centrale, sia come gemma da affiancare alla pietra principale.

Sicuramente la gemma più celebre con questo taglio è il diamante Koh-I-Noor (quasi 109 carati). La sua storia è documentata a partire dal 1304, quando fu rubato al Raja di Malwa. Il suo nome significa “Montagna di luce”, e si racconta che siano state proprio queste le parole esclamate da un deliziato Nadir, Shah di Persia, quando ne entrò in possesso nel 1739. Dopo una serie di peripezie, questa gemma meravigliosa, quasi incolore, passò ai regnanti inglesi. Attualmente fa parte dei Gioielli della Corona e la si può ammirare nella Torre di Londra.

Taglio princess

Taglio PrincessIl taglio princess è probabilmente il più conosciuto dei tagli misti, vale a dire quei tagli che uniscono caratteristiche del taglio a brillante e del taglio a gradini. Nel taglio princess, infatti, la corona è tagliata a brillante mentre il padiglione è tagliato a gradini. Nella parte superiore somiglia a una piramide tronca, con base quadrata o rettangolare.

È un taglio recente, quello princess: le sue origini risalgono ai primi anni Sessanta, quando l’ungherese Aprad Nagy sviluppò un taglio conosciuto come “Profile Cut”, più piatto rispetto all’attuale taglio princess. Fu Basil Watermeyer, tagliatore di diamanti di Johannesburg, Sudafrica, a inventare, nel 1971, il “Barion Cut” dal profilo quadrato che, attraverso la tavola, rivela il caratteristico motivo a croce che contraddistingue il taglio princess.

Sono diverse le pietre grezze che danno migliori risultati con un taglio princess rispetto a un taglio a baguette o a smeraldo. Il princess è un taglio che sta diventando sempre più popolare, probabilmente perché più luminoso e brillante rispetto ad altri tagli quadrati, ma soprattutto perché, nel corso dell’ultimo decennio, sono scaduti diversi brevetti che ne riducevano le possibilità di utilizzo. Ha un numero di faccette molto elevato e, proprio per questo, è particolarmente adatto a pietre dai colori chiari e trasparenti.

Taglio a rosa

Taglio a RosaSi può dire, in un certo senso, che il taglio a rosa derivi dal taglio a cabochon, o meglio, ne sia lo sviluppo. In tempi antichi si cercava di migliorare la pietra grezza togliendole le asperità e dandole l’aspetto della pietra a cabochon; in tempi successivi, nel tentativo di migliorarla ulteriormente, si cominciò a ricavare sulla sua superficie arrotondata delle zone piatte (faccette). Questo processo ha dato vita a un taglio conosciuto come taglio a rosa, la cui forma somiglia a quella di un cabochon tondo, con 24 faccette triangolari nella parte superiore. La parte inferiore è costituita da una base piatta e quindi non ha faccette. Esiste anche una variante più semplice, il taglio a rosetta, con un numero minore di faccette.

Anticamente erano soprattutto i diamanti ad essere tagliati a rosa, dato che molti preferivano questo taglio elegante ai primi, grossolani tagli a brillante. Oggi, solo pochissimi diamanti vengono tagliati in questo modo. Il taglio a rosa riduce di molto la perdita di peso, quindi è particolarmente adatto a pietre di modesto spessore. Inoltre, quando si teme di perdere troppo peso tagliando a brillante una pietra, a volte si preferisce ricavarne due gemme con taglio a rosa.

Si ritiene che questo taglio sia stato sviluppato in Olanda nel corso del XVII secolo e abbia perso popolarità all’inizio del XVIII secolo, quando fu inventato il taglio a brillante. Un certo ritorno si è avuto all’inizio del XX secolo, soprattutto per quanto riguarda i diamanti.

Famosi diamanti tagliati a rosa sono il Gran Mogol e l’Orlov. Il Gran Mogol, dalla forma di mezzo uovo, fu rinvenuto in India nel XVII secolo: pare avesse un peso grezzo iniziale di 787 carati, ridotto a 280 carati dopo il taglio. Oggi se ne sono perse le tracce, ma si favoleggia faccia parte del tesoro di qualche principe indiano. Secondo la tradizione, l’Orlov (quasi 200 carati) era originariamente incastonato come occhio di una divinità in un tempio indiano, da dove sarebbe stato trafugato per finire alla corte russa, dono del conte Orlov a Caterina la Grande. Oggi, incastonato nel suo scettro imperiale, è conservato al Cremlino.

Taglio a smeraldo

Taglio a SmeraldoNon esiste solo la pietra preziosa di nome smeraldo: esiste anche un taglio “a smeraldo”, così chiamato proprio perché quello più idoneo a evidenziare la luce, il colore e la brillantezza della gemma verde. Di fatto fu inventato appositamente per risolvere i problemi di taglio di questa pietra e adattarsi, nel modo migliore, alla sua forma grezza. Naturalmente viene utilizzato anche per altre pietre preziose, ed è considerato un taglio classico. Appartiene alla famiglia dei tagli a gradino e il suo profilo, apparentemente rettangolare o quadrato, è in realtà ottagonale per via degli angoli tronchi.

Molto in voga negli anni dell’Art Déco, oggi il taglio a smeraldo soffre della grande popolarità del taglio a brillante, ma resta uno dei preferiti per gemme importanti, utilizzate, ad esempio, negli anelli di fidanzamento al dito di famosi personaggi della nobiltà e del jet set.

Tra le gemme più famose con questo tipo di taglio si annovera il Liberator I, il più grande dei quattro diamanti ricavati da un diamante grezzo proveniente dal Venezuela. Il nome di “Liberator” fu dato alla pietra in onore di Simon Bolivar (1783-1830), liberatore del Venezuela ed eroe della lotta per l’indipendenza del Sudamerica.

I CARATI DELL’ORO

Con questa pagina ti aiutiamo a capire di quanti carati è il tuo oro.

9 carati: 333 parti di Oro su 1000.
Le parti di Oro contenute sono solo il 33,3% e le restanti parti possono essere composte da Rame, Argento e Nikel a secondo del colore che il fabbricante ha voluto dare all’oggetto.

12 carati: (500 parti di oro su 1000).
Le parti di oro contenute sono solo il 50% e le restanti parti possono essere composte da Rame, Argento e Nikel a secondo del colore che il fabbricante ha voluto dare all’oggetto.

14 carati: (585 parti di oro su 1000).
Le parti di oro contenute sono solo il 58,5% e le restanti parti possono essere composte da Rame, Argento e Nikel a secondo del colore che il fabbricante ha voluto dare all’oggetto.

9-14 carati: sono utilizzati da diverse Nazioni per la produzione di gioielli, quindi se hai ricevuto dei gioielli in regalo dai zii che vengono dall’America o dalla Germania ma anche da altre Nazioni, possibilmente il tuo Oro è tra i 9 carati e i 14 carati.

18 carati: (750 parti di oro su 1000).
Le parti di oro sono solo il 75% e le restanti parti possono essere composte da Rame, Argento e Nikel a secondo del colore che il fabbricante ha voluto dare all’oggetto. I 18 carati sono i più comuni usati in Italy dalle fabbriche e dagli artigiani orafi per produrre gioielli.

22 carati: (916 parti di oro su 1000).
Le parti di oro sono il 91,6%. I 22 carati vengono utilizzati per le monete tipo Sterlina, Marenghi e altre.

24 carati: (999 parti di oro su 1000).
Le parti di oro sono il 99,9%. I 24 carati vengono utilizzati per la produzione di lingotti e alcune monete.

Oro bianco: in natura non esiste, l’oro è solo giallo, diventa di colore bianco aggiungendo il Nikel al posto dell’Argento e del Rame.

CLASSIFICAZIONE DEL DIAMANTE: LE 4 C

Le caratteristiche in base alle quali vengono classificati i diamanti sono : Color (Colore) , Clarity (Purezza), Cut (Taglio), Carat (Massa o Carato) , più note come le 4C.

Analizziamole singolarmente:

 

COLOR - IL COLORE

Si riferisce alla distanza in termini di colore dalla trasparenza totale. I diamanti hanno un colore che varia dal bianco “ghiaccio invernale” al bianco “caldo estivo”. I diamanti sono graduati su una scala di colore che va dalla D (trasparente) alla Z. I diamanti con colori più caldi (K-Z) sono particolarmente adatti all’accostamento con l’oro giallo. I diamanti bianchi “ghiaccio invernale” (D-J) rendono moltissimo accostati all’oro bianco o al platino. Le differenze di colore sono molto sottili; per questo motivo i colori sono graduati in condizioni di luce controllata e confrontati con un set di campioni per avere la massima precisione. Le gemme assolutamente trasparenti, grado D, rarissime, sono in cima alla Piramide della Qualità dei Diamanti. Nella tabella sottostante abbiamo unito anche la vecchia terminologia che potreste trovare su alcuni vostri certificati “datati”. In questo caso è consigliabile procedere ad una riclassificazione della pietra per adeguarla ai nuovi parametri. La colorazione “gialla” più o meno marcata all’interno del diamante si riferisce alla presenza, in fase di accrescimento, dell’azoto: più la presenza è marcata e più intensa è la colorazione che la pietra subisce.

CLARIRY - PUREZZA

Si riferisce alla presenza di impurità in un diamante. Le impurità all’interno di un diamante possono essere minerali o fratture e compaiono all’interno della pietra durante la sua formazione nel sottosuolo. Possono sembrare dei piccoli cristalli o delle zone opache. Per vedere le impurità i gioiellieri usano lenti di ingrandimento. Queste permettono di vedere la pietra ad una dimensione di 10 volte maggiore rispetto alla realtà, facilitando l’individuazione dei difetti. Sono pochissimi i diamanti assolutamente puri trovati in natura e sono quindi molto preziosi. Le impurità sono classificate in una scala della purezza che ha diversi livelli, da FL-IF (flawless = puro) e I (included) ed è basata sulla presenza di impurità ad un ingrandimento di 10 volte. Maggiore è la purezza del diamante, più questo è brillante, raro e prezioso, e maggiore è il suo livello sulla Piramide della Qualità dei Diamanti. Da notare che anche il termine F (puro) si riferisce ad una visione del dimante ad un ingrandimento di 10 volte, per cui, è possibile, che anche in un diamante classificato “puro” vi siano inclusioni visibili ad ingrandimento maggiore. Più corretta sarebbe la definizione “puro alla lente 10x”.
FL priva di inclusioni
IF internamente priva di inclusioni
VVS 1 inclusioni molto molto piccole difficili da rilevare a 10x tendenzialmente sulla corona
VVS 2 inclusioni molto molto piccole difficili da rilevare a 10x tendenzialmente sulla tavola centrale
VS 1 inclusioni molto piccole difficili da rilevare a 10x tendenzialmente sulla corona
VS 2 inclusioni molto piccole difficili da rilevare a 10x tendenzialmente sulla tavola centrale
SI 1 inclusioni molto piccole facilmente rilevabili a 10x tendenzialmente sulla corona
SI 2 inclusioni molto piccole facilmente rilevabili a 10x tendenzialmente sulla tavola centrale
SI 3 inclusioni molto piccole facilmente rilevabili a 10x anche con trasparenze marroni
P 1 inclusioni visibili anche con piccoli carboni
P 2 inclusioni con carboni più evidenti
P 3 inclusioni con carboni anche visibili a occhio nudo
P 4 inclusioni con carboni fortemente visibili a occhio nudo
P 5 inclusioni con carboni evidenti

CUT - TAGLIO

Si riferisce agli angoli ed alle proporzioni di un diamante. Basato su formule scientifiche, un diamante ben tagliato rifletterà internamente la luce da una faccia all’altra e la farà poi disperdere dalla parte superiore della pietra. Il risultato è brillantezza simile a fuoco che permette ad un diamante ben tagliato di raggiungere livelli sulla Piramide della Qualità dei Diamanti ben più alti di altre pietre troppo profonde o troppo schiacciate o lasche. Diamanti tagliati in modo troppo allungato o al contrario troppo schiacciato disperdono la luce dai lati o dal fondo, dando come risultato una minore brillantezza ed un minor valore.Attualmente il taglio rappresenta la più importante delle 4C ed è la più selettiva di tutte al fine di una valutazione economica. In termini pratici tra un IF taglio Poor ed un diamante G VVS1 taglio Very Good è certamente da preferire quest’ultimo.
Se vuoi saperne di più sui tagli dei diamanti, leggi anche l'articolo "I tagli più usati in gioielleria".

CARAT - CARATO

Unità di misura di peso dei diamanti. Il carato viene spesso confuso come unità di misura di grandezza, mentre in realtà si tratta di peso. Un carato è equivalente a 200 milligrammi. Un carato può essere inotre suddiviso in 100 “punti”. Parlare di un diamante da 0.75 carati è analogo a descriverlo come diamante da 75 punti o da ¾ di carato. E’ vero che un diamante da un carato costa esattamente il doppio di un diamante da mezzo carato? No, è sbagliato. Poiché i diamanti più grandi sono i più rari in natura, questi sono indicati al livello più alto della Piramide della Qualità dei Diamanti, e un diamante da un carato varrà ben più di uno pesante la metà (sempre assumendo che colore, purezza e taglio rimangano costanti).

GUIDA ALLE MISURE DEGLI ANELLI

Se hai già un anello e vuoi misurarlo per stringerlo o allargarlo, oppure se sei interessato ad acquistare un anello ma non sei sicuro di quale sia la misura giusta, segui i nostri consigli qui di seguito e consulta la tabella.

  • Prendi le misura del tuo dito a fine giornata. Non misurare il dito quando fa troppo freddo o caldo.
  • Non dimenticare che le nostre mani non sono perfettamente identiche, e che un anello che solitamente viene indossato ad un dito della mano sinistra non andrà bene per lo stesso dito della mano destra.
  • Accertati che la misura scelta scorra agevolmente su tutta la lunghezza del dito.
  • Per misurare il tuo dito puoi utilizzare un metro da sarta.
  • Misura la circonferenza del suo dito in mm: questa misura corrisponde alla misura dell’anello

Ora consulta la tabella: